“QUELLA CITTÀ NUDA NEL VENTO, OSSA DELL’ESISTENZA QUOTIDIANA,
PURA, TROPPO VICINA, ASSOLUTA, TROPPO UMANA.
CITTÀ STUPENDA E MISERANDA CHE MI HA FATTO SENTIRE LA VITA: FINCHÉ NON HO SCOPERTO COSA FOSSE IL MONDO IN TUTTI.
PIANGE PER CIO’ CHE HA FINE E RICOMINCIA.
COSA CAMBIA PIANGE, ANCHE PER FARE DI SÉ COSE MIGLIORI”.
PIER PAOLO PASOLINI
Il Villaggio di Navelli
Parole su un pannello tra le case abbandonate e vuote di questa meravigliosa architettura. Camminare per le strade vuote, sentire il rumore della propria voce è quasi emozionante se si proviene da una grande città. L’odore del passato aleggia in modo schiacciante nell’aria, lasciando pochi dubbi interpretativi su presenze inaspettate. Un villaggio abbandonato come molti altri, che si racconta con dettagli spesso trascurati.
Navelli è un villaggio medievale di 500 abitanti nella provincia di L’Aquila. Costruito su terrazzi di pietra, si è completamente depopolato nella parte superiore. Gli abitanti vivono e lavorano nella parte inferiore del paese. Le case intorno sono senza tetto o con la porta murata, chiuse.
Il villaggio fa parte dell’associazione dei borghi più belli d’Italia per la sua incredibile conformazione urbana. Il villaggio ha una struttura urbana chiara e precisa, con edifici appollaiati su un’alta sporgenza rocciosa, sulla cima della quale è stato costruito il Palazzo Baronale, costruito sulla disposizione del precedente castello longobardo. La parte più antica del villaggio è accessibile tramite una rampa delimitata che conduce a una densa rete di vicoli di grande bellezza, arricchiti dalla presenza di palazzi, archi, piccole cappelle, logge rinascimentali e porte di accesso residuali al villaggio. Palazzi, chiese, chiostri, piazze, mura, scale, archi e archi, porte e portici.
Ai piedi del villaggio di Navelli sono i campi coltivati di zafferano che da secoli rappresentano una delle caratteristiche del territorio.
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